Oggi venerdì è stata inaugurata la ristrutturazione di Palazzo Balbi Valier Sammartini in piazza Vittorio Emanuele II a Pieve di Soligo: un’opera iniziata a fine dell’anno scorso e che si è conclusa a giugno con l’obiettivo primario di recuperare la storia del palazzo, riportandolo all’antico splendore. Una storia antichissima quella dell’immobile, raccontata dal testamento ritrovato all’apertura degli archivi dal presidente della Fondazione Balbi Valier, Maurizio Sammartini. “Ho ritrovato il testamento di Marco Primo Valier, nato nel 1750 e morto nel 1821 – racconta il presidente -. Un ‘arbitro’, una persona di fiducia che riusciva a conciliare e portare pace, evitando possibili discussioni tra componenti della famiglia. Il primo che si occupò della città, creando e gestendo il patrimonio di Pieve di Soligo. A Girolamo, figlio di Marco Primo con cui aveva un grande rapporto di fiducia, viene dato tutto il patrimonio di Pieve. Girolamo si ritira definitivamente in città e si dimentica della vita mondana di Venezia diventando esecutore testamentario del padre”.
“Profondamente cattolico – continua -, insegnava dottrina cristiana nella parrocchia di Pieve di Soligo. Con il passare degli anni, decide di ristrutturare il complesso del Palazzo Balbi al meglio. La sua idea era quella di costruire una casa che raffigurasse la storia della famiglia e che fosse centro di tutte le attività del paese, con l’obiettivo di insegnare nuovi lavori ai cittadini”.
“Il figlio di Girolamo, Marco Giulio – prosegue Sammartini – ha terminato le sistemazioni interne del Palazzo e dopo la morte del padre completa la ristrutturazione rivolgendosi a Tommaso e Gianbattista Meduna. Mi hanno raccontato che l’ultima cosa che fece fu farsi accompagnare al bancone per benedire la folla. In quel momento morì. Occupato successivamente dagli austriaci durante la Grande Guerra, il palazzo venne svuotato di tutto e bombardato”.
“Ciò che mi ha colpito – conclude – è stata la precisione e l’umanità dei testamenti. Interessante anche la figura di Girolamo che si allontana da Venezia, dove aveva una vita mondana, e sceglie Pieve di Soligo, facendolo diventare il suo paese, volendo il meglio per esso”.
Presente all’inaugurazione anche il sindaco di Pieve di Soligo Stefano Soldan, emozionato nel vedere il Palazzo ristrutturato e restituito alla comunità: “Io credo che questo restauro abbia portato di nuovo lustro per tutta la comunità di Pieve di Soligo – ha detto il primo cittadino – restituendo ai cittadini un palazzo che è un’opera di architettura. Qui vediamo che c’è qualcosa di ‘alieno’ rispetto alle altre opere presenti, grazie a questo importante architetto e un committente illuminato alla base. Bene che il palazzo sia tornato al suo antico splendore, che non eravamo abituati a vedere perché aveva subito negli anni delle modifiche. Oggi è più “veneziano” di quanto ci ricordavamo, un po’ di Venezia è qui con noi e di questo siamo molto onorati. Grazie a tutte le famiglie proprietarie del Palazzo che hanno reso possibile questo lavoro e a tutti quelli che ci hanno lavorato: avete restituito a Pieve di Soligo un’opera architettonica importante”.
A lavorare al progetto c’era N.G.E. Restauri Monumentali. L’azienda, con sede a Farra di Soligo, è impegnata nel recupero e nel restauro conservativo del patrimonio edilizio e monumentale. Un progetto a cui hanno collaborato gli architetti Bruno e Francesco Dal Col e la restauratrice Paola Solon.
“Tutto è iniziato grazie agli incentivi statali – ha detto Francesco Dal Col – che ci hanno permesso di fare un tipo di intervento fuori dal comune: andare ad intervenire su un edificio esclusivamente sull’estetica. Solo adesso si è percepito quanto sia stato importante l’intervento dello Stato per recuperare la storia. Un progetto nato grazie alla collaborazione e partecipazione dei proprietari, che hanno accolto la nostra idea con entusiasmo. Mi hanno dato tanta fiducia, creando così un processo decisionale veloce.
Abbiamo inoltre avuto la fortuna di trovare un’impresa capace che ha capito che bisogna pensare bene un restauro di questo genere” “Abbiamo utilizzato pietre locali – ha continuato – e riportato alla luce i colori originali, le finiture, le decorazioni della facciata. Ringrazio l’amministrazione che ha deciso di rinnovare la piazza togliendo le automobili, portando molto entusiasmo. Vedere delle opere che non vengono solo dal privato ma anche dal pubblico dà uno slancio all’entusiasmo di tutti, un tassello che ha permesso poi di completare l’opera di restauro. Aver restituito questo Palazzo alla comunità è un orgoglio”.
“Pieve di Soligo ci sta portando una grande fortuna – ha dichiarato Alberto Rui, responsabile commerciale di N.G.E. – questo intervento ci ha dato una propulsione grande, trovando una collaborazione da parte dello studio Dal Col fortissima e una restauratrice bravissima che ha fatto un grandissimo lavoro. Aver restituito questo palazzo alla comunità pievigina è un orgoglio”.
“Abbiamo instaurato due cantieri importanti portando gli edifici alla loro originale bellezza – è intervenuto Rudy Mazzero, legale rappresentante di N.G.E. -. La prima cosa che è balzata alla nostra attenzione, quando si andavano a fare le puliture, era la traccia sottostante di diversi pigmenti. Sulla facciata principale, all’interno delle parti decorate e anche dove erano sbiadite il tempo le ha risparmiate, lasciando alcune tracce. Uno spunto per i restauratori per interpretare in maniera corretta e restituire la bellezza dell’apparato decorativo originario. Era presente ai lavori per uno stage anche una studentessa del Liceo artistico di Vittorio Veneto: per noi il cantiere è una palestra dove si cresce. I materiali che abbiamo utilizzato sono di prima qualità per garantire una durata di 20 anni”.
“Sono molto contenta di essere qui – le parole di Solon – per vedere il risultato finale. Sono arrivata circa un anno fa nella ditta e ho trovato collaborazione e intesa in un restauro conservativo importante, di recupero delle situazioni precedenti alle alterazioni del tempo. Abbiamo trovato delle superfici problematiche per dei lavori fatti male in precedenza, e recuperato e integrato dove mancava il colore, senza cambiarlo. I tondi verdi e le specchiate li abbiamo invece interpretati. Dopo una grande campagna di ricerca, abbiamo riproposto anche le stesse velature per rispettare gli intonaci. Sono molto contenta del risultato: tutte le superfici sono state rispettate e spero che i prossimi restauri saranno fatti tutti così”.
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La Loggia di piazza Balbi Valier è stata restituita ai pievigini: uno degli edifici simbolo del centro cittadino è ritornato all’antico splendore dopo la conclusione degli importanti lavori di restauro.
Infatti, proprio in queste ore si sta svolgendo la fase di disallestimento del cantiere, avviato alla fine dello scorso mese di luglio e operativo da fine agosto in uno dei siti principali e più frequentati della città.
Tra l’altro, in quella stessa area si sta eseguendo l’intervento di riqualificazione della piazza antistante palazzo Balbi Valier, con la chiusura al traffico di tutto il tratto interessato.
I lavori alla Loggia, giunti ormai al termine, hanno riguardato in modo particolare il recupero delle facciate, e sono stati realizzati nel pieno rispetto del cronoprogramma. A spiegarlo dettagliatamente è l’architetto e progettista Patrizio Collatuzzo: “Siamo intervenuti inizialmente con delle indagini e delle accurate valutazioni per recuperare i colori originari e riproporli con dei materiali il più possibile vicini al periodo di edificazione. Un lavoro significativo è stato inoltre eseguito per il recupero dell’intero colonnato di ordine classico, svolto da personale specializzato in restauro”.
Come ci spiega ancora Collatuzzo, il fabbricato della Loggia risale alla fine del diciannovesimo secolo ed è considerato elemento cardine del centro pievigino fin da quando il conte Balbi Valier lo inserì in un progetto di valorizzazione della contrada del Trevisan, nell’ambito del quale fu costruito anche Palazzo Vaccari, attuale sede del municipio della città.
La Loggia, particolarmente prestigiosa dal punto di vista architettonico, è di stile neoclassico e negli anni è sempre stata un’importante sede di ritrovo, dove già nel passato si intrattenevano rapporti commerciali e avvenivano occasioni di incontro tra i pievigini. Attualmente gli spazi del piano terra dell’edificio sono adibiti ad esercizio commerciale, mentre il piano superiore è destinato a uffici e residenze.
Grande la soddisfazione dell’impresa edile NGE, di fondazione molto recente e con sede a Farra di Soligo. È il legale rappresentante di NGE, Rudy Mazzero, alla presenza anche del socio Alberto Rui, a esprimere l’orgoglio della ditta e delle maestranze per aver potuto operare su “un edificio prestigioso quale la Loggia di Pieve di Soligo, considerata a ragione uno dei principali simboli identificativi per la comunità”.
“NGE – afferma Mazzero – ha operato con proprio personale specializzato e ha potuto anche contare sulla collaborazione di alcuni valenti artigiani locali: tutto questo ha consentito di produrre un risultato finale che ci soddisfa pienamente e che speriamo possa essere apprezzato dall’intera cittadinanza, che oggi si vede restituire un elemento di storia, bellezza e qualità architettonica”.
A questo proposito, va detto che NGE ha avviato un apposito corso di formazione con la fondazione “Villa Fabris” di Thiene in vista degli interventi che hanno interessato il colonnato.
“La nostra impresa – conclude Mazzero – vanta propri lavoratori altamente specializzati e motivati, oltre alla collaborazione con varie figure professionali esterne. Opera in tutta Italia con interventi di recupero di monumenti e palazzi storici, e in particolare nell’area della Marca trevigiana sta realizzando i lavori di restauro del campanile della chiesa parrocchiale di Venegazzù, in comune di Volpago del Montello”.
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